5 luoghi del Festival del Capo di Leuca
1. Salve, archeologia e civiltà
Salve, situata nel cuore del Salento, è una località ricca di storia, con tracce che risalgono alla preistoria e testimonianze archeologiche di grande valore. I primi insediamenti umani nell’area risalgono al Paleolitico medio, come dimostrano i reperti ritrovati nelle Grotte Montani, dove si trovano strumenti in selce e ossa di animali cacciati dall’Homo di Neanderthal. Anche il Riparo Pozziche, frequentato circa 10.000 anni fa da Homo sapiens, ha restituito importanti reperti, tra cui ossa fossili e manufatti in selce. Durante il Neolitico, Salve fu abitata da comunità che lasciarono tracce nelle grotte Triscioli e Marzo, con ceramiche e pitture di uso cultuale.
Nel periodo protoappenninico, l’insediamento di Spigolizzi evidenziava una società agricola e pastorale, confermata dai reperti ceramici e faunistici. I Messapi, che dominarono il Salento dal IX secolo a.C., lasciarono tracce significative nel territorio, come il sito della Chiusa ai Fani, dove sono stati documentati vari strati di occupazione, dal Bronzo Medio all’inizio dell’Età del Ferro. Durante la dominazione romana, Salve avrebbe preso il nome dal centurione Salvius, ma gli studi archeologici suggeriscono una fondazione nel VI-VII secolo d.C., in epoca medievale. Nel IX secolo, la minaccia dei Saraceni portò alla costruzione di mura difensive, mentre i monaci Basiliani, stabilitisi nell’area, edificarono cripte affrescate lungo il Canale del Fano.
Nel Medioevo, Salve fu influenzata dai Normanni e dagli Svevi, e nel 1415 fu eretto un fortilizio per difendersi dai pirati turchi. Le torri costiere, come quella di Torre dei Pali (1563), furono costruite durante la dominazione spagnola per sorvegliare la costa. Nel 1582, i Cappuccini fondarono un monastero, e nel 1628 fu acquistato l’organo più antico delle Puglie, ancora in funzione. Oggi, Salve è famosa per le sue splendide spiagge, come Pescoluse, Posto Vecchio e Lido Marini, meta di turisti attratti dalle acque cristalline.
Salve è anche rinomata per i suoi frantoi ipogei, noti come “trappite”, risalenti al XVII secolo. Questi frantoi sotterranei erano ideali per la lavorazione dell’olio d’oliva, grazie alla temperatura costante della roccia, che garantiva una qualità superiore. Oggi, il frantoio Le Trappite, uno dei più famosi, è visitabile e offre un affascinante viaggio nella tradizione agricola del Salento.
2. Acquarica del Capo, storia e leggende
Acquarica del Capo, ora parte del comune di Presicce-Acquarica, è nota per il suo imponente Castello Medievale e per la origine prettamente medievale, avvenuta dopo la distruzione di Pompignano ad opera dei Saraceni. Costruito nel XIV secolo, il castello ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli, riflettendo le influenze delle famiglie nobiliari che vi hanno risieduto. La struttura presenta una pianta quadrangolare con torri angolari e un ampio cortile interno. Oggi, il castello ospita eventi culturali e mostre, rappresentando un punto di riferimento per la comunità locale.
Il paese poco distante dalle rinomate spiagge del sud Salento sorge lungo la strada che collega Gallipoli a Leuca. Un paese tra i più ricchi di monumenti storici del basso Salento tra cui la masseria di Cesolrizzo, pajare, frantoi ipogei e chiese.
Tra le leggende e le curiosità del luogo, si annovera il soprannome degli abitanti di Acquarica del Capo soprannominati Patimori. Il nome deriverebbe dal nome di un personaggio vissuto nel paese salentino qualche secolo addietro. Le origini sono discordanti: c’è chi lo riconduce a un tale Ippazio Moro, abitante del posto, che preferiva dedicarsi al lavoro nei campi piuttosto che alla vita culturale e sociale; c’è chi lo riconduce sempre a tale Ippazio Moro che però, storpio fin dalla nascita, si sarebbe rifugiato nel comune a Patire e Morire per sfuggire alle angherie del paese di origine, Presicce.
3. Diso, passato e tradizioni
Le origini di Diso risalgono all’Età del Bronzo, come testimoniato dal ritrovamento di un menhir, un pugnale neolitico (2500 a.C.) e una pietra con iscrizione messapica. Fondata nell’VIII secolo a.C. come centro messapico, il paese si chiamava Dizos, che significa “città fortificata”, a sottolineare il suo ruolo difensivo. Diso esisteva già prima dell’XI secolo, come confermato dall’epigrafe sulla chiesa matrice, che attesta la costruzione dell’edificio nel 1003. A partire dall’XI secolo, Diso si legò a Castro, divenendo un importante casale. Dopo il declino di Castro nel 1537, Diso emerse come centro principale della contea nel XVII secolo, con una notevole espansione edilizia e un incremento demografico. Nel XVIII secolo, la decadenza causata dalla siccità portò molti abitanti a emigrare, ma la costruzione di una nuova chiesa nel 1758 segnò una rinascita.
Nel XIX secolo, Diso divenne capoluogo di comune con le frazioni di Marittima, Castro, Andrano, Castiglione e Vignacastrisi, ma nel 1809 queste ultime ottennero l’autonomia. Diso continuò la sua storia comunale con Marittima, e nel 1977, Castro ottenne anch’essa l’autonomia.
Diso è un affascinante borgo che si affaccia sul mare Adriatico, e il suo nome potrebbe derivare da desìo, ossia il desiderio di abitarci. La sua frazione Marina di Marittima, fortemente influenzata dal mare, conserva la Torre Capo Lupo, una delle più antiche del Salento, costruita per difendere la costa dalle incursioni via mare.
Le tradizioni salentine sono un aspetto importante della vita di Diso, in particolare le feste patronali. La festa in onore dei Santi Filippo e Giacomo, che si tiene dal 30 aprile al 3 maggio, ha origini antiche e attrae ogni anno migliaia di visitatori. Durante la festa, luminarie spettacolari e fuochi d’artificio trasformano Diso in un grande palcoscenico di colori e allegria. Un altro punto di interesse è la Chiesa di San Francesco d’Assisi, annessa all’ex Convento dei Frati Cappuccini, edificato tra il 1614 e il 1619. La chiesa, consacrata nel 1658, è un esempio di architettura barocca e ospita un interno a doppia navata, tipico dello stile cappuccino.
4. Tricase, arte e nobiltà
Tricase, uno dei borghi più affascinanti del Salento, si trova nel cuore del Basso Salento, a circa 50 km da Lecce. Il paese è caratterizzato da un centro storico ricco di storia e tradizioni. La sua origine risale all’unione di tre casali, tra il X e l’XI secolo, che si fusero per difendersi dagli attacchi saraceni. Questi casali, chiamati Trunco, Monesano e Amito Cuti (secondo alcuni storici), o Menderano, Voluro e S. Nicola (secondo altri), diedero vita al primo nucleo abitativo che poi prese il nome di Tricase. La città si sviluppò nel tempo, ospitando edifici storici e monumenti di grande valore.
Il Palazzo Gallone, una delle strutture più rappresentative della città, è un antico castello risalente al XIII secolo, ricostruito nel 1661 dai Gallone, una famiglia nobile locale. Il palazzo, noto anche come Castello di Tricase, fu originariamente fortificato con mura e fossati e presenta una splendida torre risalente al Trecento. Oggi ospita il Municipio e conserva al suo interno il fascino di un’epoca passata. L’ingresso del palazzo è decorato dallo stemma della famiglia Gallone.
Tricase è anche un centro di grande interesse religioso, con diverse chiese storiche che raccontano la spiritualità del paese. La Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine di Maria, costruita nel 1581, conserva al suo interno opere di artisti celebri come Tiziano e Veronese. La Chiesa di San Domenico, risalente al 1688, è un esempio di stile barocco, mentre la Chiesa di San Michele Arcangelo, costruita nel 1624, è un perfetto esempio di architettura rinascimentale.
Accanto a queste chiese, il borgo di Tricase conserva anche le sue tradizioni popolari, tra cui il presepe vivente di Sant’Eufemia, uno dei più grandi del Sud Italia. Ogni angolo del paese sembra raccontare una storia, dalle viuzze strette del Rione Puzzu fino ai monumenti storici come la Torre del Sasso, che domina la costa di Tricase Porto e Marina Serra. Il mare di Tricase, con la sua piscina naturale a Marina Serra, è un altro elemento di grande fascino, richiamando ogni anno numerosi visitatori.
Le frazioni di Tricase, come Caprarica del Capo e Lucugnano, arricchiscono ulteriormente la storia del borgo, con castelli, menhir e monumenti che raccontano il passato. La città, attraverso i suoi edifici storici, la bellezza naturale e le tradizioni, offre una vera e propria esperienza che affascina ogni visitatore, portandolo a scoprire le radici profonde del Salento.
5. Taviano, il borgo dei fiori
Taviano, situata nel cuore del Salento, affonda le sue radici in epoche antichissime, con tracce che risalgono al Neolitico, come testimoniano specchie e menhir. Sebbene la sua fondazione sia spesso associata ai Romani, alcune teorie ipotizzano collegamenti con i Cretesi o addirittura con l’epoca di Cesare Ottaviano. Il toponimo “Ottaviano” è attestato dal 1483, ma nei secoli si è evoluto in “Taviano”. Durante il Medioevo, il borgo passò sotto il controllo di Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini, attraversando diverse fasi storiche e dinastiche. Nel XVI secolo la famiglia De Franchis acquisì il feudo, avviando un periodo di sviluppo artistico e culturale. Dopo l’abolizione della feudalità nel 1810, Taviano entrò a far parte del Regno di Napoli.
Oggi, il comune è noto per il suo patrimonio architettonico e storico, tra cui spiccano il Palazzo Piccinni e il Palazzo Marchesale De Franchis, uno degli edifici più rappresentativi della città.
Situato lungo il corso principale, il Palazzo Piccinni sorge accanto alla chiesetta rinascimentale della Madonna delle Grazie, nota come “Cappaddhuzza”. Questo tratto della città, un tempo fondamentale per il commercio agricolo e la lavorazione dell’olio destinato al porto di Gallipoli, conserva ancora oggi il suo valore storico.
Il Palazzo Piccinni, appartenuto all’omonima famiglia, fu originariamente costruito nel XVI secolo come una struttura a piano terra, inglobando elementi architettonici preesistenti. Successivamente, nel XVIII secolo, subì ampliamenti che gli conferirono l’attuale aspetto barocco. La facciata è suddivisa in tre parti su due ordini e presenta un portale d’accesso decorato da colonne doriche e un arco ribassato. Al di sopra del portale, una balconata in ghisa finemente lavorata, sorretta da mensole scolpite, testimonia l’evoluzione architettonica dell’edificio.
All’interno, il palazzo si sviluppa attorno a un atrio coperto a volta e a uno scoperto a forma di “T”. Gli spazi interni si distinguono per le raffinate volte a stella e le decorazioni in rilievo, mentre le pavimentazioni alternano il basolato al cocciopesto, quest’ultimo in parte restaurato per preservarne l’integrità storica. L’atrio scoperto segue una rigorosa simmetria architettonica, con porte e finestre che illuminano ambienti di pregio. La balconata interna, ornata da vasi in terracotta, si sostiene su eleganti mensole sagomate e archi a tutto sesto, creando un suggestivo equilibrio tra forma e decorazione. Il prospetto verso il giardino, invece, è caratterizzato da ampi archi-portali e finestre decorate in carparo, lasciate volutamente prive di intonaco per valorizzare la lavorazione della pietra locale.
Oggi, Palazzo Piccinni non è solo un simbolo storico della città, ma anche un punto di riferimento per la cultura locale, ospitando eventi, mostre e manifestazioni artistiche.
Il Palazzo Marchesale, ricostruito dalla famiglia De Franchis agli inizi del XVII secolo, sorge su una struttura del XV secolo, probabilmente una residenza fortificata. Il palazzo ha una pianta rettangolare e conserva un portale con lo stemma della famiglia. L’interno presenta un androne seicentesco con volta a stella e loggia tamponata al primo piano, destinato a residenza. Il pian terreno ospitava i vani di servizio, tra cui stalle e cucine. Conservato anche uno stemma marmoreo del 1652.
Oltre alla sua ricchezza storica e architettonica, Taviano è celebre per la sua tradizione floricola. Con circa 100 aziende agricole specializzate, il comune è uno dei cinque principali mercati di fiori in Italia, contribuendo al 20% della produzione florovivaistica nazionale. Questa attività, iniziata negli anni ’50 da lavoratori rientrati dalla Liguria, ha trasformato il paese in un polo floricolo di rilievo, nonostante le difficoltà economiche legate alla Xylella e alla crisi internazionale.
Accanto alla floricoltura, Taviano sta emergendo anche come meta turistica grazie alla sua Marina di Mancaversa, una località balneare sempre più apprezzata dai visitatori, soprattutto per la vicinanza a Gallipoli e le sue incantevoli coste. Il connubio tra tradizione, economia e turismo rende Taviano un centro dinamico, capace di valorizzare la propria storia e di guardare con ambizione al futuro.