5 luoghi del Festival del Capo di Leuca
1. Andrano e il suo Castello
Il piccolo paesino della costa salentina ospita il Castello Spinola-Caracciolo, un intreccio di storia delle diverse famiglie nobiliari che vi hanno risieduto, oltre a essere un simbolo di difesa. La struttura ha subito numerosi cambiamenti nel corso della storia sin dalla sua edificazione nel XIII secolo.
Le prime modifiche risalgono al XV secolo sotto il feudatario Antonio Saraceno, che apportò migliorie difensive per contrastare le prime invasioni turche, documentate in diverse cronache del periodo. Nel XVII secolo, le famiglie Spinola prima e Gallone poi trasformarono il castello in una dimora signorile, arricchendolo con elementi architettonici in linea con il gusto dell’epoca. Successivamente, il castello divenne proprietà dei Caracciolo e, infine, passò al Comune di Andrano.
Il castello ha una pianta quadrangolare con quattro torri angolari e una quinta torre bastionata, quest’ultima aggiunta per rafforzare le capacità difensive. L’intero edificio è circondato da un fossato, i cui conci furono estratti e utilizzati per la costruzione della struttura stessa.
Le origini storiche di Andrano si intrecciano con racconti leggendari. Secondo lo storico Cipolla, Andrano sarebbe stato fondato da un gruppo di pescatori cretesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia, questa ipotesi, benché suggestiva, non trova conferme documentate. Si suppone che il casale dei Cellini, considerato il predecessore dell’attuale comune, sia stato fondato in epoca medievale in seguito alla distruzione di altre comunità vicine.
Andrano è famosa anche per la Grotta Verde, una delle attrazioni naturali più suggestive della costa salentina. La grotta deve il suo nome ai giochi di luce creati dalla rifrazione solare nelle acque cristalline, che tingono l’ambiente circostante di un verde brillante. Questo spettacolo naturale è meta obbligatoria per i turisti.
2. Morciano di Leuca e il Palazzo Strafella
Il Comune di Morciano di Leuca affascina con le sue origini, che si perdono tra storia e leggenda. Si ipotizza che il paese sia sorto intorno al IX secolo, dopo la distruzione del casale di Vereto ad opera dei saraceni dell’Africa settentrionale. I superstiti si rifugiarono qui, attratti dal clima mite e dalle terre fertili, tipiche della zona.
Le prime notizie documentate sul feudo risalgono al 1190, quando Re Tancredi D’Altavilla lo donò a Sinibaldo Sambiasi, un nobile del Regno di Sicilia. Successivamente fu dominato dagli Svevi fino al 1266 e poi dagli Angioini, sotto la guida di Carlo I d’Angiò. Nel XIV secolo, Gualtiero VI di Brienne unificò il feudo e costruì l’imponente castello di Morciano, simbolo di potere e ricchezza.
Diverse famiglie si alternarono nella gestione del feudo: dai Capece agli Antonietta e ai Sambiasi. Il territorio fu segnato da numerose incursioni, tra cui quelle di turchi, saraceni e algerini, che costrinsero gli abitanti a organizzarsi per la difesa.
Gli abitanti di Morciano sono soprannominati Tadduti, termine legato alle escrescenze delle cipolle, una coltura molto diffusa nella zona. La leggenda secondo cui queste escrescenze furono utilizzate come nascondiglio durante incursioni piratesche, sebbene suggestiva, non è supportata da fonti storiche.
Di grande pregio è il Palazzo Strafella, situato strategicamente tra il castello e la Chiesa del Carmine. Questo edificio, costruito in carparo (una pietra locale), fu in passato sede del convento dei Carmelitani. L’ex refettorio conserva un affresco seicentesco di grande valore artistico. Nel corso del tempo, il palazzo ha subito diverse modifiche ed è oggi un centro culturale e sociale al servizio della comunità.
3. Presicce e il Palazzo Ducale
Il comune di Presicce, con circa 5.000 abitanti, è uno dei borghi più belli d’Italia. Dal 15 maggio 2019 si è fuso con Acquarica del Capo, formando il nuovo Comune di Presicce-Acquarica.
Il comune di Presicce è noto per i suoi numerosi frantoi ipogei, che testimoniano una fiorente produzione di olio sin dall’epoca medievale. Si contano ben 23 frantoi nel territorio comunale, di cui 8 situati nel centro storico. Questi ambienti sotterranei, scavati nella roccia, venivano utilizzati per la produzione e conservazione dell’olio, che era un’importante fonte di commercio e ricchezza.
Il borgo, caratterizzato da vicoletti pittoreschi e scorci barocchi, ospita il Palazzo Ducale, situato in Piazza del Popolo. Questo edificio, un tempo residenza dei Duchi di Paternò, risale all’epoca normanna, sebbene si ipotizzi la presenza di un castrum bizantino precedente. Nel 1630 venne costruita una cappella dedicata alla Santissima Annunziata, affacciata sulla piazza e decorata con preziosi dettagli artistici. Dal 1990, il palazzo ospita il Museo della Civiltà Contadina, che conserva importanti testimonianze della vita rurale salentina.
Tra le tradizioni locali spicca la festa di Sant’Andrea, caratterizzata dalla focareddha (un grande falò) e dal tambureddhu, una celebrazione musicale itinerante in cui i musicisti suonano brani popolari per le vie del paese.
Una curiosa leggenda riguarda il principe Carlo Francesco Bartilotti e il mito dello Ius Primae Noctis. Secondo il folklore, il principe fu assassinato nel 1655 da uomini mascherati mentre era affacciato alla finestra di un palazzo, come punizione per aver voluto far valere questo presunto diritto feudale. Questa vicenda, priva di riscontri storici, è alla base del soprannome mascarani attribuito agli abitanti di Presicce.
4. Castro, la roccaforte sul mare
Conosciuta nel mondo come la perla del Salento, Castro è una delle località più iconiche del litorale adriatico salentino. Situata tra Lecce, Otranto e Santa Maria di Leuca, questa cittadina è ricca di cultura e tradizioni che si intrecciano tra storia e leggenda. Il piccolo borgo offre location mozzafiato e panorami invidiabili, spesso scelti come scenario per eventi, come il Festival del Capo di Leuca.
In questa breve digressione, senza voler esaurire l’immensa ricchezza del luogo, ci concentriamo su due elementi simbolo del borgo: il Castello Aragonese e il mito di Enea.
Il Castello Aragonese
Costruito tra il XII e il XIII secolo sulle rovine di una rocca bizantina, il Castello Aragonese è riconosciuto come simbolo di difesa. Carlo I d’Angiò lo considerava una delle fortezze strategiche più importanti, al pari di quelle di Ostuni, Taranto, Ugento e Torremaggiore, grazie all’intreccio tra difese naturali e architettura militare.
Nel 1480, Castro fu invasa dai Turchi, che saccheggiarono e distrussero la fortezza. Solo alla fine delle incursioni, nel 1575, la nobile famiglia dei Gattinara si occupò della sua ricostruzione, conferendole una struttura quadrangolare rafforzata da quattro bastioni e un terrapieno.
Anche nei secoli successivi, Castro subì incursioni che danneggiarono nuovamente la struttura. Per questo motivo, il viceré spagnolo Pedro de Toledo potenziò ulteriormente il castello. L’architetto Tiburzio Spannocchi progettò una nuova configurazione difensiva, che incluse:
- un bastione a protezione della Porta Terra;
- la Torre Catalano, imponente torre sud;
- una cinta muraria fortificata a pianta esagonale allungata.
Nel XVIII secolo, la fortezza cadde in rovina e, negli anni Ottanta dello stesso secolo, il vescovo Monsignor Del Duca la descrisse come una struttura fatiscente. Tuttavia, grazie al suo intervento e a una missiva inviata al re Ferdinando IV, furono avviati lavori di restauro e riqualificazione.
Oggi il castello è di proprietà del Comune di Castro, che ne ha curato vari interventi di restauro. La struttura ospita una sala convegni e il Museo MAR “Antonio Lazzari”, dove è possibile visitare le diverse sale del castello e ammirare il panorama mozzafiato dalle terrazze.
Il mito di Enea
Il borgo di Castro è intriso di leggende che affascinano studiosi e visitatori. Tra tutte spicca quella dell’approdo di Enea, in fuga dalla distruzione di Troia.
Conosciuta in passato come Castrum Minervae, Castro è stata il luogo in cui sono stati rinvenuti i resti di un tempio dedicato alla dea Minerva, confermando l’ipotesi che il passo dell’Eneide (Libro III) fosse ambientato proprio qui:
“Soffian più forte gl’invocati venti e, già vicino, il porto s’apre e appare sull’alto colle il tempio di Minerva. Calano i miei le vele e al lido volgono ove s’incurva in arco il flutto euroo il porto biancheggiante ai salsi spruzzi dell’opposta scogliera onde si cela. Dall’altra parte due turriti scogli allungano le braccia in doppio muro: lungi s’arretra dalla spiaggia il tempio.”
Durante gli scavi archeologici, sono stati ritrovati frammenti di una statua della dea Athena, rafforzando l’identificazione del sito con il racconto virgiliano.
5. Leuca, De Finibus Terrae
Simbolo e baluardo delle coste salentine, Leuca rientra nel circondario del comune di Castrignano del Capo e rappresenta, sin dai tempi degli antichi romani, il punto terminale della penisola salentina. L’appellativo Finibus Terrae fu coniato proprio dai romani per identificare il confine estremo dell’Impero Romano.
Leuca affascina i turisti non solo per essere un punto di confine ma anche come luogo d’incontro di culture. Leggenda, storia e tradizione narrano che qui si incontrano il Mare Adriatico e il Mar Ionio. In alcune rare e fortunate occasioni, è possibile ammirare una linea cromatica che sembra separare i due mari, un fenomeno che arricchisce il fascino mitologico di questo luogo.
Una storia antica
Sulle origini di Leuca, storici e studiosi non sono concordi. Diversi popoli, tra cui Filistei, Fenici e Acareni, vengono indicati come possibili fondatori. Controversie a parte, il territorio salentino regala importanti scoperte storiche. Lungo il litorale di Leuca si trovano numerose grotte, di grande interesse storico e naturalistico, che hanno restituito utensili, ceramiche e ossa di animali, rivelando una presenza umana sin dal Paleolitico.
Tra le grotte più significative:
- Grotta Porcinara, il più antico tempio pagano;
- Grotta del Diavolo, dove sono stati ritrovati numerosi utensili e armi;
- Grotta delle Tre Porte;
- Grotta del Bambino, dove è stato rinvenuto il molare di un bambino dell’epoca di Neanderthal e resti di animali preistorici.
Il Santuario e il Faro
Una tappa obbligatoria per chi visita Leuca è la Basilica Santuario di Santa Maria di Leuca “De Finibus Terrae”, costruita tra il 1720 e il 1755. La basilica è dedicata alla Madonna di Leuca, che, secondo la tradizione, salvò alcuni pescatori sorpresi da una tempesta. L’opera, realizzata da Monsignor Giannelli, ospita affreschi di notevole pregio e un grande masso monolitico noto come Ara di Minerva, che testimonia un antico culto pagano.
Di altrettanto valore è il monumentale Faro di Leuca, icona della località, situato sulla sommità di Punta Meliso. Alto 48 metri, il faro si trova a 102 metri sul livello del mare e rappresenta uno dei tratti distintivi della costa salentina. La sua scala a chiocciola, composta da 254 gradini, lo rende un capolavoro architettonico.
La leggenda di Leucasia
Tra le numerose leggende legate a Leuca, spicca quella narrata dallo scrittore salentino Carlo Stasi. La storia parla di una sirena, Leucasia, innamorata del pastore Meliso. Tuttavia, Meliso era innamorato di Aristula, e il rifiuto scatenò l’ira della sirena, che portò alla tragica fine dei due giovani. La dea Minerva, commossa, posò i loro corpi sui promontori di Punta Ristola e Punta Meliso. Sopraffatta dal rimorso, Leucasia si lasciò morire tra le onde, trasformandosi in una bianca scogliera.
Concludendo non bisogna perdere l’occasione di immergersi nella storia e cultura del Basso Salento e lasciarsi affascinare anche dalla mitologia che ne pervade i luoghi. Cogliendo anche l’occasione del Festival per godere dell’incantevole connubio tra musica, natura e storia.
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